Sul ciglio di un applauso - Canzoni per un funambolo
Uno spettacolo di Alessandro Cora liberamente ispirato all’opera Il funambolo di Jean Genet
Scritto per la scena da Alessandro Cora e Girolamo Lucania
Arrangiamenti e rielaborazioni per ensemble di Alessandro Cora
Regia di Girolamo Lucania

Lo spettacolo vuole riproporre e rielaborare, in modo totalmente innovativo, attraverso la commistione di antichi e nuovi modi di fare spettacolo, l'atmosfera del "cabaretî" un recital teatrale di canzoni e testi recitati che assumono una loro propria fisionomia scenica attraverso l'uso della maschera, delle luci, dei gesti. Sul palcoscenico, un cantante-attore, o meglio un cantastorie, che crea siparietti a volte comici, a volte drammatici, dialogando con gli strumenti (pianoforte, violino, contrabbasso e percussioni), che ne rappresentano l'alter ego puramente musicale, e con le figure chiave dell'attore e del danzatore-funambolo (ispirato al protagonista del bellissimo testo Il funambolo di Jean Genet) che stanno lì a rappresentare l'eterno binomio vita/arte su cui tutto lo spettacolo é basato. In programma, principalmente canzoni: canzoni d'autore, "macchiette", musica colta e musica popolare che si affiancano nel raccontare a chi ascolta le innumerevoli storie del cuore. E poi brani letterari, poesie, citazioni, monologhi teatrali. L'omaggio al cinema attraverso la proiezione. Il primo tempo dello spettacolo, intitolato Questo viaggio chiamavamo amore, da un verso di una toccante poesia di Dino Campana, plasma, distrugge e ricompone la solita, vecchia tiritera dell'anima innamorata. Ma quando chi parla, suona e canta si muove su un palcoscenico ed indossa una maschera, un costume di scena, il confine tra finzione e realtà diventa sottilissimo. Il secondo tempo del recital, quindi (Sul ciglio disgraziato di un applauso), é una riflessione sul teatro e sull'arte in generale intesa come finzione in cui c'é molto di vero, o come realistica fotografia in cui tutto può essere il contrario di tutto.
E poi, il giudizio ultimo, l'attesa dell'applauso per capire quanto di tutto ciò che é passato sul palcoscenico sia riuscito ad attraversarne gli angusti confini invadendo la platea. Il finale dello spettacolo non dà risposte né certezze: lascia piuttosto allo spettatore un dubbio, una scelta, o forse semplicemente un sogno.

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